I risultati delle Elezioni Europee sono secondo le previsioni. Pur cedendo un po’, l’alleanza fra PPE e Socialisti che governa a Bruxelles potrà andare avanti con il sostegno dei liberali che hanno guadagnato discretamente. I populisti e la destra aumentano ma, come si suole dire, non sfondano in termini tali da influenzare significativamente la guida dell’Unione. Sfonda invece la Lega in Italia raddoppiando i consensi rispetto alle politiche dello scorso anno, mentre il MS5 li dimezza. I partner di Governo in Italia si trovano così ad avere ruoli potenzialmente invertiti, con un peso preminente non più del MS5, ma della Lega.

Data la situazione, grande è il rischio che l’Unione Europea non cessi di essere una specie di super ente amministrativo dell’economia e dei diritti umani e il nostro Paese la fiera della approssimazione e dell’incompetenza, che abbiamo sotto gli occhi. Non pochi potrebbero essere contenti della vittoria di Salvini per il filo di buon senso che sembra animare la Lega, più aperta alle grandi opere, all’imprenditoria, alla famiglia, alla autonomia delle regioni e dei corpi sociali intermedi. Sta di fatto però che al proposito la Lega non ha fatto ancora nulla e si è alleata e messa in concorrenza con il MS5 per una politica di spesa dissennata – reddito di cittadinanza e pensioni quota cento – e per un’acritica espansione del ruolo della magistratura – legge “spazza-corrotti” e simili in previsione. È sperabile che dopo le elezioni qualcosa cambi.

Per chi pensa che si debba lavorare di più; che la famiglia sia un fattore decisivo di stabilità e crescita delle persone e della società; che, conseguentemente, la libertà di educazione sia fondamentale; che la protezione sociale non possa dare tutto a tutti senza determinare un vero e proprio fallimento dello Stato; che il diritto di associazione sia un potenziamento indispensabile della libertà individuale; che l’accoglienza di profughi e migranti non sia oggetto di un abbraccio o rifiuto superficiale, ma necessiti di previsione e organizzazione del futuro; che la convivenza civile si fondi e si mantenga nel riconoscimento di ideali e valori inalienabili della persona; che tutto questo richieda non un isolamento, ma un ruolo più integrato e forte dell’Italia con i partner europei e mondiali; per chi pensa così, l’esito nazionale e internazionale di queste Elezioni Europee non è un’offerta politica adeguata, ma il permanere di un problema serio e per molti scoraggiante. Lo documentano le astensioni che in Europa sono al 50% e da noi sono il primo partito con una percentuale del 44%, avendo nelle ultime politiche già superato il 27%.

Non ci sono paradisi dietro l’angolo, come promesso dalla demagogia corrente, che delibera di abolire la povertà, di espandere oltre misura risorse sociali purtroppo limitate e di “fregarsene” delle regole dell’economia e della politica internazionale. Siamo un paese infragilito, in declino e isolato. Si tratta di una crisi culturale, per uscire dalla quale sono richiesti tempo e impegno non da poco.

L’elemento emerso con continuità in queste elezioni e nelle precedenti è la prevalenza del centrodestra (con la significativa vittoria in Piemonte) come espressione, nonostante tutto, di una tendenza moderata e di un’aspirazione liberale e popolare. Questa tendenza e aspirazione debbono essere aiutate ad affermarsi, fino a diventare vero e proprio movimento – di lavoro e non come quello attuale di protesta – nella società. Non bastano proclami e sforzi moraleggianti.

È necessaria una nuova intelligenza ideale in grado di coinvolgere non sui sogni ma sulla realtà, su quello che è possibile, concreto e fattibile. L’intelligenza ideale non è l’intellettualismo delle cosiddette élite, che sono una delle cause dello stato in cui siamo, ma è l’espressione di una presenza operativa capace di affascinare e riunificare le forze in campo, così come di valorizzare tutte le risorse disponibili. In Italia di tali risorse ce ne sono ancora molte, a cominciare dalla nostra grande tradizione culturale e religiosa fino all’azione quotidiana di molti nelle responsabilità della convivenza civile, della famiglia, della istruzione, dell’occupazione, del volontariato e di tutte le attività che fanno una società sana e progressiva.

Usiamo tali risorse con tutta la libertà che abbiamo in un movimento popolare! Evitiamo che le difficoltà crescenti riducano lo spazio della libertà in un obbligo sgradito! Un futuro migliore si costruisce nel presente.

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